Progetto “IN TANDEM….”

Agar Bike, ditta che da anni lavora nella costruzione artigianale di tandem e nel terzo settore per l’inclusione e la promozione sociale, lancia in questi giorni una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Eppela, a sostegno del progetto “In Tandem…”. Il progetto prevede due azioni: il finanziamento della costruzione di tandem elettrici, che darà possibilità di impiego anche a persone con difficoltà di inserimento lavorativo, e l’organizzazione di passeggiate (di vari livelli) per i sentieri delle province di Prato, Pistoia e Firenze.

Perché proprio i tandem? Perché questi mezzi sono altamente inclusivi, poiché permettono di sostenere le difficoltà di uno con le potenzialità dell’altro: atleti, persone normodotate o con disabilità, coppie di ogni tipologia, età e genere, tutti possono avere la possibilità di godere degli splendidi paesaggi toscani dal punto di vista di chi pedala, grazie all’aiuto di un compagno che lavora con te e “per te”. Le passeggiate, poi, sono un’occasione di scoperta del nostro territorio: quattro itinerari, ognuno con le proprie bellezze e caratteristiche, da percorrere in coppia, in uno o più giorni.

“Il tandem, nella mia esperienza di lavoro – afferma il titolare di Agar Bike Michele De Luca- è diventato strumento di attenzione alla persona e di recupero sociale, ancora prima di essere costruito: in molti casi le bici Tandem Agar Bike sono state costruite attivando o sostenendo progetti per categorie svantaggiate, in vari ambiti. Il premio “CAMBIAMENTI”, ricevuto nel 2018 dalla CNA di Prato e Pistoia come migliore azienda startup del territorio, ha sottolineato l’importanza di riuscire a unire lavoro e promozione sociale, due aspetti che spesso vengono divisi, ma che dovrebbero viaggiare insieme, appunto come un TANDEM.”

La campagna di crowdfunding, quindi, non è solo un modo per raccogliere fondi a sostegno di questo progetto, ma è anche un modo per misurare la bontà dell’idea, che è quella di scegliersi un compagno/una compagna di viaggio e condividere insieme una storia, andando nella stessa direzione. E qual è questa direzione? Di sicuro stare bene con la persona che ci sta accanto e stare bene con l’ambiente che ci circonda (la nostra “casa comune”), quello che oggi noi chiamiamo ecologia.

I sostenitori del crowdfunding saranno anche fra i primi a provare i vari itinerari e potranno, se vorranno, dare il loro contributo per migliorarli. I percorsi toccano varie Chiese, spesso piccole e un po’ nascoste, alcune antiche di mille anni, moltissime dedicate a San Michele, e questo dà la possibilità di ripercorrere la storia “popolare”, quella “piccola”, che manca nei manuali di storia, ma che sta alle radici del nostro territorio.

Prato, la città di partenza di tutti gli itinerari, è davvero un piccolo mondo e una finestra su quello che probabilmente sarà il futuro: 116 etnie diverse per formare una città di 200 mila abitanti, con tutte le conseguenti potenzialità, difficoltà e contraddizioni. Da qui partono le quattro proposte, tutte con sviluppo fra i 25 e i 90 km di lunghezza ed entro i 2000 mt di dislivello, percorribili, a seconda delle scelte di chi pedala, in uno o più giorni (per il dettaglio delle passeggiate, è bene consultare il sito di Eppela, dove è pubblicato il crowdfunding. Qui il link del video pubblicato su youtube

A unire le sei tappe interne ai quattro cammini, ci sarà una storia: “La donna calva che cuce”. Il breve racconto si ispira ad alcuni quadri di un’artista pratese e rappresenta la storia di una donna che, nella sua massima disperazione, decide di non arrendersi e ripartire da un gesto semplice: prendere ago e filo e ricominciare a tessere la propria vita. Un gesto semplice perché alla portata di tutti, come il pedalare insieme.

Infine, un sogno… Che questi itinerari, magari insieme ad altri, possano diventare permanenti e collegati a cammini più consolidati. Sarebbe bello, anche grazie all’aiuto dei sostenitori del crowdfunding, riuscire a tracciare il tutto per il Giubileo del 2025. In cammino verso Roma, anche questa una tradizione antichissima, che si ripete a ritmo di 25 anni, ma che ci lancia ciclicamente verso un futuro di prospettive sempre nuove.

Perché NOI!!

Perché NOI, queste sono le prime parole con cui, una responsabile del centro antiviolenza LA NARA di Prato, ha iniziato il suo discorso, durante l’evento di sabato 26 novembre 2022 di BICI IN PRATO. È da quel NOI che vogliamo partire, perché chi è vittima di violenza dice IO. IO sono la vittima, IO sono sola. Il primo passaggio è andare dall’IO al NOI, capire che non siamo soli, ma che attorno a noi, in

questo caso il riferimento è alla città di Prato, esiste un NOI, che è stato costruito in 25 anni di lavoro, con pazienza per tessere (e noi Pratesi sappiamo cosa vuole dire tessere) quella rete, con l’ospedale con il CODICE ROSA, le forze dell’ordine, gli assistenti sociali e il centro antiviolenza LA NARA, un NOI che ti vuole fare uscire dall’IO sono sola o solo.

Perché la violenza, come possiamo vedere negli ultimi tempi, non riguarda solo le donne, ma anche gli anziani, i bambini, vittime spesso dei loro familiari, di chi per primo dovrebbe proteggerli. Il primo passo per chi è vittima è capire che c’è qualcuno che ti ascolta, che vuole il tuo BENE, perché il TUO BENE, aiuta a crescere TUTTI NOI. Mentre chi fa violenza guarda sempre e al solo IO. Solo a Prato in 25 anni sono state aiutate 418 donne, numeri importanti, che ci fanno capire come essere rete, essere presenti, permette a certe vittime di violenza di uscire allo scoperto, dall’IO a NOI che ti siamo vicini, che possono aiutarti a capire quanti vali come essere UMANO, perché quello che una vittima subisce non è umano e NON È AMORE.

Nel giro che abbiamo fatto per i luoghi simbolo sparsi nella città di Prato, in cui sono state installate 4 panchine rosse, dedicate a donne Pratesi vittime di violenza, abbiamo incontrato proprio all’ultima panchina, vicino alla biblioteca Lazzerini, la mamma Maria e la sorella Elena, per la testimonianza  sulla vicenda di Elisa Amato, uccisa il 26 maggio del 2018 dalla persona che amava. Raccontare, essere testimoni di come è importante, appena abbiamo dei sospetti, chiamare, parlare con chi si occupa di queste cose, è importantissimo. Può salvare una vita, dal 1522 o dal centro LA NARA, tutto diventa importante per uscire dall’IO e trovare un NOI che ci sostenga, ci protegge. Il sapere crea consapevolezza, che non siamo soli, questo vale per tutte le cose che facciamo. SAPERE è importantissimo. Cosa c’entra tutto questo con la BICICLETTA, beh senza bicicletta non avremmo potuto raggiungere certi luoghi, senza la lentezza della bicicletta non avremmo mai gustato quell’incontro con gli altri, che ci ha fatto passare dall’IO in bicicletta al NOI in bicicletta. Sapendo che tutto è connesso, nessuno si deve sentire SOLO e solo con il NOI, possiamo migliorare questo mondo, così come ci hanno insegnato queste testimonianze.

Bici Tandem e disabilità

Tandem per disabili? Chi è il disabile tra noi?

La scorsa estate ho avuto la fortuna di accompagnare due genitori insieme ai loro figli, in Toscana per le strade bianche del Senese, per un giro gravel, io con la mia bicicletta e loro con due tandem. Entrambi i figli sono autistici. Una esperienza per me nuova, ma molto bella, che ti provocano tante domande, sul mondo della disabilità e come noi a volte la intendiamo, così nei nostri schemi tendiamo tutto a dividere, i normodotati e il disabile, la bicicletta per i normodotati e il tandem per disabili e così nella vita di tutti i giorni, maschi e femmine, sinistra e destra, nazione A contro nazione B.

“La GRAVEL Bike Siena”

Così alla partenza dell’evento Gravel Bike Siena, ci mettiamo in fondo, noi andiamo piano, non capiamo quali possono essere le reazioni dei ragazzi, è difficile capire dall’autismo un’emozione, almeno così sembra a primo impatto. Il giro prevedeva circa 50km e 800mt di dislivello, un percorso ad anello, partenza e arrivo a Siena. Partiamo e facciamo i primi metri nel centro storico di Siena, passiamo davanti al Duomo di Siena, piazza del Campo, tutto bellissimo, suggestivo, foto di rito davanti ad ogni monumento e così via fino ad uscire dal centro e trovarci nella splendida campagna della Toscana. Tutti ci sfilano via, ma c’è voglia di competizione da parte mia, superare non farsi superare, ma i ragazzi col tandem no, a loro non interessa essere ultimi, noi normodotati guai a essere ultimi. E qui la prima domanda chi è il disabile io o loro? Nel frattempo, i babbi, come si dice noi Toscana, intuiscono che non possiamo fare tutto il percorso, rischiamo di non farcela, bisogna gestire le forze. E qui per me entra la parola “arrendersi”. Mai, dico sempre io (ma forse non solo io), arrendersi davanti alle difficoltà, bisogna sempre andare avanti a costo di sputare sangue, pensiamo alle guerre, vincere a tutti costi a costo di annientare tante vite umane, anche qui sempre la stessa domanda, chi è il disabile tra noi? I babbi semplicemente, sanno ascoltare i loro figli, che in teoria con l’autismo sembrano non comunicare, ma quella unione che viene rappresentata dal tandem, dal pedalare insieme, ti fa capire che quella parola non è solo rappresentata dai tubi in acciaio che li unisce, ma dal rapporto d’acciaio tra loro che hanno costruito nel tempo, con pazienza e tenacia, come fa un artigiano con il proprio lavoro.

“RINUNCIARE?”

Quella unione che ti fa dire torniamo indietro, non è arrendersi, ma semplicemente completare il giro il prossimo anno con la parte mancante; quindi, la vita va avanti lo stesso, solo più lentamente. Uno qui può dire, che scatole, per non dire altro, così zero emozioni, ci si addormenta, la risposta è NO. E qui che ancora quei ragazzi mi danno un’altra lezione. Rinunciare a metà del percorso, mi costa in orgoglio, non posso completare il giro, ma almeno l’altra metà diamo il massimo con le poche salite che rimanevano, ma vengo smentito subito, il mio schema viene stravolto ancora, in vetta ad una collina su una bellissima strada bianca che domina le colline del Senese, ecco lo stupore, i ragazzi vogliono fermarsi, sì per la fatica, ma per gustarsi il panorama, mangiare un po’ di frutta, ma soprattutto gustarsi il momento, quel momento che io non mi sarei mai gustato, solo per la voglia di andare avanti e di misurarmi con il cronometro, quel tempo che vogliamo sempre che sia il più corto possibile per dire quanto sono bravo, ma di fatto non vinciamo niente, ma soprattutto non mi sarei gustato niente di quel luogo che madre natura ha fatto con tanta lentezza e tenacia e ora due ragazzi disabili invece mi stavano dicendo, no fermati qui e ammira. Ancora, chi è il disabile tra noi? Loro con il tandem parlavano sempre al plurale, io con la mia gravel al singolare, io della gravel, contro il noi del tandem. Da Flavio e Salvo quel giorno ho imparato tantissimo, tra ciclisti, avremmo detto che in salita mi hanno bastonato bene bene, beh anche loro ma da un punto di vista diverso, dai nostri schemi, mi hanno bastonato bene bene. Ho imparato tanto anche dai loro babbi Francesco e Antonino, anche io sono un babbo, ma in bicicletta non ho mai fatto tanti chilometri come loro insieme ai loro figli.

“GENITORI E FIGLI?”

Il rapporto genitori figli, non è mai facile come sappiamo, ma lo sforzo che fanno loro e di profondo rispetto e ammirazione. È quel rapporto che dovremmo avere un po’ tutti, per abbattere le mille barriere che ci dividono, costruire ponti non distruggerli. Così il tandem diventa per me un ponte tra due persone, che vogliono fare strada insieme, che si sforzano di abbattere le loro diversità, per ammirare e gustare insieme questo bel mondo che ci è stato donato. Non esiste come a volte leggo tandem per disabili, ma tandem per due persone che vogliono stare insieme. E alla domanda chi è il disabile tra noi, ognuno risponda come vuole, io la mia risposta me la sono data.

Un fine settimana in bici gravel

Idee e spunti per organizzare un fine settimana in bici gravel vicino casa a chi si affaccia adesso al mondo del cicloturismo o della bicicletta. Per primo la scelta del tipo di bicicletta, nel mio caso, ho scelto una bici gravel artigianale ( https://agar-bike.com/portfolio-item/gravel-saba/ ), perché avere una bicicletta cucita addosso, permette di stare in sella per tanti chilometri e di studiare insieme all’artigiano, la soluzione migliore per una geometria comoda, la soluzione migliore per gli attacchi per le borse da bikepacking e relativi portapacchi, numero di borracce per l’acqua. In più la scelta del materiale con cui è stato fatto il mio telaio, è l’acciaio al cromo, sullo sterrato si sente tanto la differenza da un telaio in alluminio. Le ruote non ultimo problema vanno scelte robuste, 32raggi e con diametro da 2mm, pesano di più ma si rompono di meno. E poi parlare di peso quando facciamo cicloturismo ha poco senso, visto che poi si parla di qualche grammo in più non di chili.

Successivamente serve anzitutto una meta, un luogo da raggiungere o una zona da visitare. Per un viaggio fine settimanale è bene che la meta sia abbastanza vicina, altrimenti rischiamo di fare una corsa contro il tempo invece di una gita rilassante. Diamoci un obiettivo realizzabile, alla portata di tutti i partecipanti, tarato sulle capacità del meno allenato del gruppo.

La bici come mezzo per viaggiare allarga gli orizzonti di un viaggio e poi visti i tempi permette di fare vacanze economiche. Si può progettare un fine settimana per visitare una città d’arte, che in macchina avremo raggiunto in poche ore ma raggiungendola in bici permetterà di visitare anche il territorio attraversato, guardandolo con occhi nuovi e da angolazioni diverse. Organizzare una visita enogastronomica toccando luoghi dove fare fare assaggi e degustazioni. Raggiungere una sagra con la bici, equipaggiata con borse da bikepacking, dormendo in zona e tornare il giorno dopo utilizzando il treno. In bici lungo il mare, spostandosi lungo costa assaporando l’aria e i paesaggi. Un lago o un un fiume possono diventare la meta del nostro weekend. L’Italia è così varia e ricca di bellezze paesaggistiche, culinarie, storiche, culturali che ogni spunto può trasformarsi in un viaggio da fare in bici.

Dopodichè valutiamo se partire direttamente in bicicletta da casa oppure fare un tratto di strada caricando la bici sul treno o in auto. Se siamo in una grande città può essere salutare evitare il primo tratto più trafficato. Allontanarci un po’ dai luoghi a noi più vicino e familiari, che abbiamo già percorso e visto innumerevoli volte, può rendere il viaggio più stimolante. Meglio forse sarebbe caricare la bici su un treno se siamo vicini a qualche comoda stazione, oppure fare un breve tratto con la macchina fino alla stazione più vicina e poi lasciarci portare fino al luogo di partenza. Per trasportare facilmente la bici in treno sono forse consigliabili i treni regionali che consentono il trasporto della bici intera, senza doverla smontare. L’alternativa, consentita sulle altre tipologie di treno (https://www.trenitalia.com/it/offerte_e_servizi/in_treno_con_la_bici.html), è trasformarla in un bagaglio a mano, più o meno trasportabile, di dimensioni opportune (formato richiesto dalle Ferrovie italiane: 80x110x45). Nel caso si opti di viaggiare con bici smontata, da considerare anche il trasporto dei bagagli che porteremo in bici e la movimentazione di tutto il carico nel suo insieme. Nelle ore di punta nelle stazioni più affollate, e in certi periodo dell’anno, il trasporto di tutto “l’ambaradamme” può diventare un incubo, nel fine settimana normalmente abbiamo poco traffico nei treni.

Naturalmente l’utilizzo del treno Regionale avrà impatti sulla lunghezza del viaggio e sugli orari. Un regionale Firenze-Bologna può metterci dalle 2 alle 3 ore e 45 min per coprire la tratta. Conviene dare un’occhiata alla linea ferroviaria, verificando se ci sono stazioni intermedie o altre tratte ferroviarie che potrebbero essere utili al ritorno in caso di maltempo, guasto meccanico, eventuale accorciamento o allungamento del percorso iniziale, o della serie sono stanco e non ce la faccio a tornare….

Se l’obiettivo del viaggio è principalmente ludico e godereccio, o solo una scusa per stare in compagnia, vale la pena di cercare e informarsi su eventuali “highlights” da visitare lungo il percorso che possono essere una valida scusa per una sosta. Abituati a viaggiare di corsa dentro automobili che sfrecciano veloci, fermandosi soltanto alla meta la bicicletta diventa il mezzo per esplorare anche il territorio che ci separa dalla meta.  Con la bici possiamo fermarci quando vogliamo, praticamente ovunque per fare una foto insolita, godere un panorama diverso, fare due chiacchiere con l’amico pedalando fianco a fianco (quando possibile). E’ questo il vero piacere del viaggiare con la bici. Essere curiosi facendo una sosta in più per visitare un posto nuovo, piuttosto che sfrecciare via e rimane il rimpianto di non essersi fermati. Quando programmiamo il nostro viaggio in bici teniamo a mente questo aspetto. Non stiamo facendo la gara con gli amici dove l’obiettivo è arrivare più lontano o per primo. Lasciamo a casa il corridore e diamo sfogo all’esploratore. Una sosta alla bottega tipica a farsi un panino, accompagnato da un buon bicchiere di vino è un piccolo piacere che gusteremo di più……

Adesso che sappiamo dove andare e più o meno come andarci, dobbiamo capire cosa vogliamo portarci dietro. Viaggio leggero e mi porto solo la carta di credito, da strisciare ovunque mi fermo (“Credit Card Tour”), oppure viaggio portandomi dietro metà casa: materiale da bivacco, tenda, fornellino, pentolino, ricambio per la sera, pantofole.…? Niente vieta di avere approcci intermedi, ad esempio portandosi dietro solo materiale per il bivacco, confidando di mangiare in qualche locale e cercando da dormire nelle vicinanze allo stato brado, o in campeggio. In alcuni campeggi affittano anche bungalow o roulotte per la notte. Naturalmente molto dipende dalla meta e dalle strutture ricettive che offre il territorio nella stagione scelta. In Sardegna sulla costa occidentale qualche anno fa, a inizio primavera mi è capitato di aver avuto difficoltà, a trovare una sistemazione dove mangiare e dormire nello stesso posto. Non avendo con noi né materiale da bivacco né fornello ci siamo dovuto sciroppare altri 20km in parte in salita e all’imbrunire, per trovare il posto adatto. Non sempre è piacevole…Adesso con il COVID, in alcuni casi le cose potrebbero essere anche un po’ più difficili. Quest’estate in Spagna lungo il cammino di Santiago molti ostelli non fornivano alloggio per dormire, dovendo ricorrere a B&B e Hotel. E’ comunque buona norma se già non abbiamo prenotato in precedenza, verso metà giro, quando più o meno abbiamo capito dove potremo arrivare,  iniziare a pensare dove alloggiare facendo qualche telefonata. In questo caso Googlemap è diventato fondamentale. In Francia quest’estate alcuni campeggi lungo il nostro percorso erano chiusi e soltanto telefonando preventivamente lo abbiamo scoperto modificando l’itenerario per tempo.

Se invece opto di essere autosufficiente basterà trovare un posto adatto alla bisogna anche soltanto  percorrendo qualche stradina secondaria o una sterrata. E’ buona norma chiedere il permesso al proprietario del terreno se è possibile ed evidente.

In generale l’aspetto più problematico per chi decide di bivaccare all’aperto, facendo campeggio libero è l’acqua necessaria anche per una veloce rinfrescata a fine tappa (dopo una giornata di sterrato sotto il sole può essere gradevole). Fermarsi in prossimità di un ruscello, una fonte o una sorgente è sicuramente vantaggioso. Normalmente quando decido di fare campeggio libero mi porto sempre una sacca da 5 litri per trasportare acqua, di quelle che occupano pochissimo spazio quando sono vuote. Quando arrivo in prossimità della zona dove voglio campeggiare se possibile faccio un po’ di spesa e riempio la sacca d’acqua facendo solo gli ultimi km con la sacca piena e il carico di cibo. Da nuova la plastica della sacca potrebbe dare un cattivo sapore all’acqua, io ho rimediato lasciandola riposare una giornata con acqua calda e un po’ di limone. Può essere comodo anche un piccolo asciugamano sintetico di quelli che occupano poco spazio e si asciugano velocemente. Se siamo disposti a qualche rinuncia anche delle salviette umidificate possono sostituire la doccia. Per evitare di sporcare troppo l’interno del sacco a pelo può essere utile un sacco lenzuolo leggero da mettere dentro, fra noi e il sacco a pelo.

Naturalmente il bagaglio che mi porto dietro dipende anche da quanto sono allenato e da quanto bagaglio posso caricare sulla mia bici. In generale conviene viaggiare più leggeri possibile per goderci appieno la pedalata, specialmente se facciamo viaggi di pochi giorni, dove vogliamo essere veloci perché abbiamo poco tempo e il budget può non essere un problema. Devo dire che fare campeggio libero o anche dormire in tenda in un bel posto aggiunge ulteriore fascino al viaggio. Fa assaporare ancora di più il gusto della nostra piccola avventura.

L’altimetria del percorso è l’aspetto più importante da considerare durante la pianificazione del percorso. Pedalare in pianura è possibile farlo anche se molto carichi, in salita è molto più difficile specialmente se poi la strada è dissestata o si devono affrontare tratti sterrati. In pianura anche una persona poco allenata può fare un discreto tragitto, ma se il percorso inizia a salire e scendere (i famoso mangia e bevi), accumulando dislivello, beh allora ripensiamo al percorso e cerchiamo le alternative con meno dislivello. Valutiamo bene le nostre condizioni e quelle di chi viaggia con noi.

Purtroppo quando si scelgono strade più pianeggianti si rischia di finire su strade più trafficate e questo è un aspetto da non sottovalutare per godersi la girata in bici. Pedalare continuamente accanto a macchine che ci sfrecciano accanto dove il loro frastuono obbliga ad urlare per farsi sentire dal compagno rischiando continuamente di trovarsi sul parabrezza della macchina che ci stà superando non è proprio il massimo. Solitamente le strade alternative meno trafficate sono anche quelle con più dislivello. Purtroppo in Italia piste ciclabili per sole bici ce ne sono poche. All’estero, in alcuni paesi specialmente nel nord Europa è molto diverso. Ci sono ciclabili lunghe centinaia di km su percorsi interamente dedicati alle sole biciclette. In Italia per fare percorsi su strade con poco traffico si devono abbinare tratti di strade bianche a strade forestali, sentieri o strade secondarie poco conosciute sperando di inframezzarla con qualche ciclabile. Il che però potrebbe allungare il nostro giro e renderlo molto più faticoso. Per questo una buona pianificazione del percorso a tavolino è molto utile. Su internet ci sono molte applicazioni che si possono scaricare sul telefono e ci possono aiutare nella pianificazione dell’itinerario o a seguire una traccia preparata precedentemente (Komoot app, Naviki app, Garmin,…https://www.viagginbici.com/bici-da-corsa/le-5-migliori-app-per-cicloviaggio/).

Per esperienza una buona pianificazione di un percorso di diverse decine di chilometri, si fa a casa su uno schermo grande o anche sulla vecchia cara mappa cartacea. Sul telefono, o su un navigatore GPS, a causa della limitata dimensione dello schermo, è più difficile capire se il percorso suggerito dall’applicazione è il migliore per le nostre aspettative e capacità. Il cellulare è molto utile per capire esattamente a che punto siamo del tragitto, per seguire una traccia già fatta o vedere se nelle vicinanze può esserci qualche strada alternativa o ristoro.

Se possibile evitare di viaggiare di notte su strade trafficate e comunque sempre portarsi dietro delle luci. Anche se si parte con l’idea di non viaggiare la notte potrebbe capitare di trovarsi a pedalare di buio. Generalmente mi porto dietro sempre una luce da mettere dietro e una frontale, di quelle che si indossano tramite un elastico sulla testa, utili anche durante il campeggio e che con un semplice adattatore possono essere anche montate direttamente sulla bici.

Spero di aver fornito qualche spunto interessante a chi si appresta o vuole iniziare a farsi qualche breve vacanza in bicicletta. Quest’ultimo anno la quantità di biciclette vendute e la voglia di stare all’aperto è esplosa. Molta gente anche in Italia si affaccia a questo tipo di esperienza. All’estero, specialmente in Francia e Germania è abbastanza comune incontrare famiglie intere con bambini anche piccoli che si spostano lungo le ciclabili, trainando carrettini con dentro il bimbo o anche il cane, tante biciclette elettriche ed anche tandem attrezzati per fare cicloturismo. Devo dire che è un piacere vedere questo tipo di turismo anche sulle nostre strade. Quando incontriamo dei cicloturisti per strada, specialmente se stranieri salutiamoli, gli farà sicuramente piacere e se siamo in macchina sorpassiamoli ad una distanza e ad una velocità adeguata, su quella bicicletta potrebbe esserci un nostro amico o una persona cara che ha iniziato a scoprire la bellezza del viaggiare in bici.

 

Taverniti M.