Tandem per disabili? Chi è il disabile tra noi?
La scorsa estate ho avuto la fortuna di accompagnare due genitori insieme ai loro figli, in Toscana per le strade bianche del Senese, per un giro gravel, io con la mia bicicletta e loro con due tandem. Entrambi i figli sono autistici. Una esperienza per me nuova, ma molto bella, che ti provocano tante domande, sul mondo della disabilità e come noi a volte la intendiamo, così nei nostri schemi tendiamo tutto a dividere, i normodotati e il disabile, la bicicletta per i normodotati e il tandem per disabili e così nella vita di tutti i giorni, maschi e femmine, sinistra e destra, nazione A contro nazione B.
“La GRAVEL Bike Siena”
Così alla partenza dell’evento Gravel Bike Siena, ci mettiamo in fondo, noi andiamo piano, non capiamo quali possono essere le reazioni dei ragazzi, è difficile capire dall’autismo un’emozione, almeno così sembra a primo impatto. Il giro prevedeva circa 50km e 800mt di dislivello, un percorso ad anello, partenza e arrivo a Siena. Partiamo e facciamo i primi metri nel centro storico di Siena, passiamo davanti al Duomo di Siena, piazza del Campo, tutto bellissimo, suggestivo, foto di rito davanti ad ogni monumento e così via fino ad uscire dal centro e trovarci nella splendida campagna della Toscana. Tutti ci sfilano via, ma c’è voglia di competizione da parte mia, superare non farsi superare, ma i ragazzi col tandem no, a loro non interessa essere ultimi, noi normodotati guai a essere ultimi. E qui la prima domanda chi è il disabile io o loro? Nel frattempo, i babbi, come si dice noi Toscana, intuiscono che non possiamo fare tutto il percorso, rischiamo di non farcela, bisogna gestire le forze. E qui per me entra la parola “arrendersi”. Mai, dico sempre io (ma forse non solo io), arrendersi davanti alle difficoltà, bisogna sempre andare avanti a costo di sputare sangue, pensiamo alle guerre, vincere a tutti costi a costo di annientare tante vite umane, anche qui sempre la stessa domanda, chi è il disabile tra noi? I babbi semplicemente, sanno ascoltare i loro figli, che in teoria con l’autismo sembrano non comunicare, ma quella unione che viene rappresentata dal tandem, dal pedalare insieme, ti fa capire che quella parola non è solo rappresentata dai tubi in acciaio che li unisce, ma dal rapporto d’acciaio tra loro che hanno costruito nel tempo, con pazienza e tenacia, come fa un artigiano con il proprio lavoro.
“RINUNCIARE?”
Quella unione che ti fa dire torniamo indietro, non è arrendersi, ma semplicemente completare il giro il prossimo anno con la parte mancante; quindi, la vita va avanti lo stesso, solo più lentamente. Uno qui può dire, che scatole, per non dire altro, così zero emozioni, ci si addormenta, la risposta è NO. E qui che ancora quei ragazzi mi danno un’altra lezione. Rinunciare a metà del percorso, mi costa in orgoglio, non posso completare il giro, ma almeno l’altra metà diamo il massimo con le poche salite che rimanevano, ma vengo smentito subito, il mio schema viene stravolto ancora, in vetta ad una collina su una bellissima strada bianca che domina le colline del Senese, ecco lo stupore, i ragazzi vogliono fermarsi, sì per la fatica, ma per gustarsi il panorama, mangiare un po’ di frutta, ma soprattutto gustarsi il momento, quel momento che io non mi sarei mai gustato, solo per la voglia di andare avanti e di misurarmi con il cronometro, quel tempo che vogliamo sempre che sia il più corto possibile per dire quanto sono bravo, ma di fatto non vinciamo niente, ma soprattutto non mi sarei gustato niente di quel luogo che madre natura ha fatto con tanta lentezza e tenacia e ora due ragazzi disabili invece mi stavano dicendo, no fermati qui e ammira. Ancora, chi è il disabile tra noi? Loro con il tandem parlavano sempre al plurale, io con la mia gravel al singolare, io della gravel, contro il noi del tandem. Da Flavio e Salvo quel giorno ho imparato tantissimo, tra ciclisti, avremmo detto che in salita mi hanno bastonato bene bene, beh anche loro ma da un punto di vista diverso, dai nostri schemi, mi hanno bastonato bene bene. Ho imparato tanto anche dai loro babbi Francesco e Antonino, anche io sono un babbo, ma in bicicletta non ho mai fatto tanti chilometri come loro insieme ai loro figli.
“GENITORI E FIGLI?”
Il rapporto genitori figli, non è mai facile come sappiamo, ma lo sforzo che fanno loro e di profondo rispetto e ammirazione. È quel rapporto che dovremmo avere un po’ tutti, per abbattere le mille barriere che ci dividono, costruire ponti non distruggerli. Così il tandem diventa per me un ponte tra due persone, che vogliono fare strada insieme, che si sforzano di abbattere le loro diversità, per ammirare e gustare insieme questo bel mondo che ci è stato donato. Non esiste come a volte leggo tandem per disabili, ma tandem per due persone che vogliono stare insieme. E alla domanda chi è il disabile tra noi, ognuno risponda come vuole, io la mia risposta me la sono data.